Cronaca della prima avventura “La squadra suicida” della campagna di D&D “Quella sporca quartina”
Sessione precedente; Indice delle sessioni; Level Up!
In breve
Ci siamo calati dentro il tempio e abbiamo fatto un massacro; Tisifone, una delle Furie, le figlie di Asmodeo, è fuggita con lo Stendardo Infernale.
Diavoli volanti
Eravamo rimasti con Heydak appeso al cornicione, mentre il resto del gruppo si era nascosto dietro le colonne del porticato per non farsi notare dai diavoli volanti.
Rientrati i diavoli nel tempio dal lucernaio, proviamo a vedere se si può entrare dal portone, ma, appena ci avviciniamo, notiamo che i due guardiani di pietra girano il capo per guardaci. Anche noi ci guardiamo e, no, decidiamo di tentare un’altra strada.
Quindi, risaliamo sul tetto e ci acquattiamo all’ombra dei dongioni con l’intento di tendere un’imboscata ai due diavoli al loro prossimo giro di ricognizione. Aspettiamo, con la preoccupazione che questi al passaggio precedente ci avessero scorto e che quindi siano scesi a dare l’allarme, e la nostra pazienza viene premiata quando, pochi minuti dopo, riemergono dal templio e planando sul tetto fanno per scendere verso il cortile.
A questo punto scatta la trappola e uno dei due viene abbattuto prima che riesca a rendersi conto di cosa stia succedendo, mentre l’altro, ferito da una freccia di Heydak, fa un’evoluzione e, passando radente sopra la testa dell’elfo, lo ferisce con i suoi aculei prima di volare al sicuro verso l’apertura mentre dà l’allarme con un grido stridulo; Iris prova a bruciarlo con un Dardo Tracciante, ma purtroppo lo manca; per fortuna Lucius riesce a spappolarlo con le sue deflagrazioni appena in tempo, facendo cadere parte dei suoi resti dentro il buco nel quale si stava per tuffare, in testa ai sacerdoti che stanno salmodiando là sotto.
Scontro nel sancta sanctorum
Bisogna decidere in fretta cosa fare, prima che i sacerdoti abbiano il tempo di reagire. Il primo a scattare è Heydak che sfrutta il suo Passo d’Ombra per riapparire di sotto alle spalle del pontefice e infilzarlo nella schiena con una freccia. Iris si cala svolazzando, mentre Lucius dall’alto scatena una palla di fuoco, obliterando i cinque sacerdoti, mentre il pontefice, che è un Imperiale, accoglie l’esplosione di fuoco come fosse una doccia d’acqua fresca; poi Llew prende Lucius per la collottola e si cala con lui nel sancta sanctorum, in modo da circondare il pontefice, il quale reagisce invocando l’ira degli Imperatori passari. Dalle sette bocche lungo le pareti, escono delle mosche spettrali e assassine che iniziano a tormentare i nostri eroi.
A riequilibrare il combattimento, giungono tre legionari hobgoblin guidati da un enorme guerriero umano che brandisce uno spadone con una mano sola e il cui volto è celato da una maschera rivettata di ferro brunito: un Vendicatore. Non starò qui a descrivere round per round il combattimento, che vede Llew sfidare a duello il Vendicatore e Iris bruciare il pontefice con una fiamma sacra, ma ricorderò solo le scene salienti: Iris che evoca un’arma spettrale a forma di Pac-Man che stacca a morsi la testa di un legionario; Llew che dopo aver colpito il Vendicatore lo vede sparire, credendo che se ne sia andato per sempre, finché questo non gli ricompare alle spalle e gli cala addosso lo spadone, Lucius che spappola i legionari con la sua deflagrazione e il povero Heydak che non combina quasi nulla perché oggi i dadi non vogliono girare dalla parte di Alberto.
Lo scontro non è facile, ma per i nemici non c’è storia. Alla fine anche il Vendicatore, rimasto solo, realizza che l’esito non può che essere uno e prova a fuggire verso le porte che danno sul cortile, con gli eroi che gli arrancano dietro, sala dopo sala, per fermarlo prima che dia l’allarme.
Lo Stendardo Infernale
Il Vendicatore riesce a raggiungere i battenti e a spalancarli; appena li apre, dalla sala alle sue spalle si muove una figura che, volando velocissima, attraversa la porta per fuggire via. È una donna statuaria, coperta di un armatura di piastre, con grandi ali da aquila, un elmo da cui escono due lunghi corni e una lunga fune arrotolata, che sembra muoversi di vita propria, appesa alla cinta: Tisifone, una delle Furie, le figlie di Asmodeo. Ma la cosa più importante è che nella sua sinistra regge una lunga asta da cui garrisce un vessillo nero: lo Stendardo Infernale!
Per spalancare le pesanti porte, il Vendicatore ha dovuto rallentare un attimo e cosiì Llew riesce a raggiungerlo e a ferirlo mortalmente, lasciando a Lucius l’onore di ucciderlo con il solito uno-due di deflagrazioni. Purtoppo la vittoria ha l’amaro in bocca, perché lo Stendardo ci è stato sfilato di sotto il naso; vediamo la Furia volare verso il cielo e poi girarsi puntando verso il Palazzo del Legato.
Non osiamo, per il momento, attraversare l’uscio, perché su di noi incombono gli sguardi dei due guardiani di pietra. Per il momento, preferiamo tornare indietro e saccheggiare i cadaveri per un po’ di bottino. Recuperiamo qualche moneta d’oro e ben due oggetti magici: lo spadone nero del Vendicatore, che finisce in mano a Llew, e una verga delle resurrezione, che abbiamo trovato tra gli abiti del pontefice e che tocca a Iris. Alberto e Filippo fanno presente che la prossima volta tocca a loro qualcosa di magico e il master prende nota.
Servilia si sdebita
Alla fine, anche perché, tra diavoli urlanti, palla di fuoco, scontro all’ultimo sangue e Furia fuggita, di casino ne abbiamo fatto che basta, ci risolviamo ad uscire, prima di fare la fine dei topi in trappola.
Stringiamo le chiappe e passiamo sotto lo sguardo dei guardiani e, ovviamente, ci tocca un tiro salvezza. Chi fallisce rimane paralizzato sull’uscio; fortuna che Iris lo passa e, una volta superata la soglia, si volta e lancia un Dissolvi magie, liberando i compagni che erano rimasti bloccati.
Senza ulteriore indugio, apriamo la porta che dal cortile dà sulla spianata; temendo il peggio, prima di uscire tutti si erano travestiti con le tuniche usati dai sacerdoti, mentre Lucius si era trasfigurato per apparire come il pontefice, pastorale e tutto. Con nostra somma sorpresa, troviamo i due legionari sgozzati e, poco più in là, la pattuglia massacrata, tutti e dieci i membri, nessuno escluso. In lontananza scorgiamo una figura che, appena vede uscire dal tempio il pontefice con i suoi accolti, si volta e scappa via a gambe levate. Heydak scatta per rincorrerla e, siccome il fuggitivo caracolla, dopo non molto lo raggiunge e lo placca al suolo.
Scopriamo che si tratta dello Sghembo che, con sollievo, si accorge che a stenderlo è stato Heydak. Spiega di averli pedinati su ordine di Servilia e che, quando ha visto che si sono infiltrati nel tempio, sentito i rumori degli scontri e notato la pattuglia che stava per arrivare chiamata dai legionari di guardia, è intervenuto con i suoi sgherri per togliere dalle peste i PG. Riferisce infine, che con questo Servilia ritiene di avere assolto a suoi obblighi contrattuali e che quindi non deve loro più nulla; li invita pertanto a fare attenzione nelle loro prossime incursioni nei bassifondi perché lei non potrà garantire oltre la loro sicurezza.
Le reazioni del gruppo sono varie. Chi dice: grande Servilia! Rispetto! Chi invece si lascia rodere ancora di più la coscienza per aver accettato di venire a patti con una filantropa come Servilia. Comunque, meglio non rimanere qui, sulla spianata piena di cadaveri, a porsi troppe domande; meglio rientrare in locanda e arrovellarsi sotto le coperte.
Finisce qui la sessione, con i PG appena rientrati alla locanda. La prossima volta ripartiremo da lì, ma con i personaggi al sesto livello: level up!