Cronaca della seconda sessione della terza avventura “Non aprite quella porta” della campagna di D&D “Quella sporca quartina“
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In breve
Esplorando il castello dei Senzasperanza abbiamo trovato una copia dei perduti Commentarii de bello oceanico del generale Belisario, scoprendo dei terribili segreti sulla storia dell’Impero; ci siamo poi imbattuti in una cappella dedicata a esseri immondi.
Inseguendo gli abomini
È passato un bel po’ dalla nostra ultima sessione, i malanni di stagione hanno ci hanno stroncati uno dopo l’altro, ma finalmente siamo pronti a riprendere l’esplorazione del castello dei Senzasperanza.
La sessione inizia con il gruppo che insegue la coppia di abomini tentacolati che aveva messo in fuga, finchè questi si barricano dentro la biblioteca. Stop, prudenza.
Ci mettiamo a controllare le altre stanze che danno sul corridoio della biblioteca, sai mai che finissimo circondati. Sono gli alloggi della servitù, dei poveri cameroni in legno grezzo con letti a castello; sbirciamo in giro e non troviamo mostri nascosti; in compenso, Heydak trova una tavola in legno un po’ lasca, sotto la quale un servo infedele aveva nascosto ori e monili rubati ai suoi padroni.
Intanto Llew tiene di guardia la porta e sentiamo che dall’interno della biblioteca, oltre ai pesanti e strascicati passi degli abomini, filtra anche un rumore stridente, come se dei chiodi strisciassero su del legno. Insomma, gli abomini non sono soli.
La biblioteca
Llew decide di sfondare la porta della biblioteca con un calcio, mentre Iris e Heydak si mettono alle sue spalle, pronti a intervenire.
Davanti a noi si apre una stanza rettangolare le cui pareti, con l’eccezione di tre luminose finestre e delle due porte, sono interamente ricoperte da una massiccia libreria in legno; al centro della stanza c’è un imponente tavolo in legno, mentre le sedie sono sparse sul pavimento della stanza. Sul tavolo si trova una creatura immonda più grande di un uomo, una specie di mantide con due grosse chele e con il volto simile a quello di un polpo; è protetta dai due abomini, un per lato del tavolo.
Heydak tempesta dall’ingresso ora la mantide ora gli abomini, mentre Llew si fa sotto abbattendo gli abomini e piazzandosi come un baluardo a difesa di Iris che intanto prova a bombardare i mostri con i suoi incantesimi; dopo qualche pinzata delle chele della mantide e qualche carezza dei tentacoli degli abomini, riusciamo ad avere la meglio e mandarli a dormire per sempre.
Alzando la sguardo, notiamo che il soffitto si curva verso una chiave di volta che rappresenta un idolo immondo fatto di tentacoli, bocche, piume e peli; la scultura è molto rozza, scolpita con colpi secchi e spigolosi; un grandioso affresco rappresentate un firmamento stellato riempie i quadranti della volta.
Lanciamo subito un individuare il magico e Heydak cala un super tiro di Arcana: scopriamo quindi che la chiave di volta emana una potente magia che protegge la biblioteca da qualsiasi tentativo di penetrarla con incantesimi di divinazione.
Commentarii de bello oceanico
Ci mettiamo a controllare i libri della biblioteca e l’attenzione di Iris viene subito catturata da una serie di volumi, i Commentarii de bello oceanico, che raccolgono le memorie della campagna condotta dal generale Belisario nell’Oceano stellato e contro il Soglio del Drago ai tempi dell’imperatore Erode III Filodemo. Iris si getta subito a sfogliarli, perché si tratta di una serie di libri di cui si era persa traccia e di cui non esiste copia in nessuna biblioteca dell’Impero.
Fornisco ai giocatori un comodo bignami, che leggono a turno a voce alta, come se fossimo all’oratorio.

Oltre a fornirci una mappa dell’Oceano stellato e una prima infarinatura sulle meraviglie che vi si possono trovare, i diari di Belisario ci hanno anche aperto gli occhi su alcuni segreti della storia dell’Impero, segreti sconosciuti ai più e coperti dalla damnatio memoriae.
La storia segreta
Secondo la storia ufficiale:
- Erode III Filodemo e Berenice non ebbero figli.
- Erode III morì dopo una lunga malattia, durante la quale l’impero fu retto da Berenice, l’unica persona non del Sangue a cingere la corona ferrea.
- Dopo la morte del Filodemo il potere passò pacificamente nelle mani di suo zio Erode IV Aristobulo Sotere, che limitò le eccessive aperture del nipote e riportò il senato sotto il controllo del Sangue.
Dai Commentarii impariamo che:
- Erode III aveva un erede che fu proclamato imperatore con le formule di rito alla morte del padre. Nel diario di Belisario, l’erede viene chiamato il Porfirogenito, ossia il nato nella porpora, il titolo tradizionalmente riservato al figlio ed erede dell’Imperatore.
- Il Porfirogenito andò nell’Isola del Terrore per ascoltare il messaggio del Sognatore, l’araldo dei Grandi Antichi, delle entità sovrannaturali non menzionate in altre fonti a noi note.
A Sidone ci eravamo introdotti nella cripta di Berenice:
- Belisario era sepolto in un sarcofago nella cripta; ne abbiamo accidentalmente liberato lo spettro, che, da quello che ci ha poi detto Baal, adesso avrebbe ripreso il comando di una legione a Tiro.
- Quando abbiamo distrutto lo spettro di Berenice, il cui cadavere giaceva al centro della cripta con un pugnale piantato nella schiena, prima di sparire ci ha gridato un disperato ammonimento: “Nooo! Folli! Non sapete cosa avete fatto! Adesso lui avrà la forza di liberarsi! Lui distruggerà tutto e tutti! Nessuno ora potrà più fermarlo! Folli!”
Iris qualche sessione fa, con un suo incantesimo divinatorio, era riuscita a scoprire qualcosa sui Senzasperanza:
- I Senzasperanza erano membri della nobiltà senatoria, ma non erano del Sangue. Fuggirono verso i confini dell’Impero, quando salì al trono Erode IV Aristobulo Sotere.
- Il capofamiglia aveva partecipato alla campagna di Belisario contro il Soglio del Drago.
Iris studia e Llew s’annoia
Iris sfodera la sua indole secchiona: si mette a studiare l’affresco sul soffitto e a confrontarlo con la mappa dell’Oceano stellato presente nel libro di Belisario, riuscendo a stabilire la posizione delle varie località nel firmamento: avrà vantaggio ai tiri per orientarsi e navigare nell’Oceano stellato.
Prima di andarcene, fa incetta di altri libri, la maggior parte dei quali sono scritti però in una lingua a lei sconosciuta. Scopre però anche un vocabolario Infernale/Abissale e una preziosa grammatica dell’Abissale; Luna decide quindi che Iris dedicherà il suo tempo libero allo studio dell’Abissale, in modo di essere in grado di leggere i tomi appena scoperti.
Intanto Llew si sta maciullando i gioielli dalla noia, quindi decide di andare a farsi un giro; uscendo dall’altra porta della biblioteca, trova davanti a sé una scala in pietra che sale al punto d’osservazione sopra la collina su cui è abbarbicato il castello. Dall’alto vede gli ausiliari di guardia fuori delle mura, che lo salutano con gioia; guardando verso il cortile interno, vede due abomini che escono dal pozzo. Gianmarco mangia la foglia: è giù di lì che dobbiamo calarci.
La cappella
Il gruppo di ricompatta e decidiamo di scendere al piano nobile, giusto per completare il giro. Appena scese le scale, ci troviamo a un bivio: alla nostra destra c’è un corridoio su cui si affacciano le stanze dei castellani e che va a finire nella grande sala da pranzo; noi scegliamo invece di girare a sinistra, dove dopo pochi metri si apre la cappella del castello.
È una sontuosa stanza in pietra con un tetto ad arco; appena entrarti notiamo la bellissima vetrata che dà sul cortile interno e che rappresenta scene dai miti di Asmodeo; ma in realtà ad attirare la nostra attenzione è il fatto che le nove statue in coccio dei Principi dell’Inframondo sono state tutte sfondate, rivelando che al loro interno c’erano degli abominevoli idoli in pietra, scolpiti con lo stesso stile rozzo e aggressivo dell’effige nella volta della biblioteca.
Le statue sono disposte quattro per lato, rivolte verso quella di Asmodeo che troneggiava nell’abside prima di essere distrutta. Gli idoli nelle statue laterali sono alti circa 20-30 cm, mentre in quella di Asmodeo si trova una figura più piccola, quasi un pendaglio, che sembra raffigurare la stessa creatura tentacolare della chiave di volta.
Analizziamo con cura gli idoli, anche grazie a un rituale di individuazione del magico di Iris e al solito super tiro di Arcana di Heydak: il pendaglio ha una forte componente di trasmutazione, come se fosse un’ancora arcana tra le varie possibilità del reale, mentre gli altri otto idoli sembrano più dei guardiani magici messi a difesa di quello più piccolo.
Alberto è molto tentato di riproporre la mitica scena di Indiana Jones, ma ci ripensa e quindi usciamo dalla cappella senza aver soddisfatto tutte le nostre curiosità.
Lucilla
Ci mettiamo a curiosare nelle stanze del piano nobile; nella prima stanza scoviamo sotto il grande letto a baldacchino una giovane e sfrontata servetta, Lucilla, che ci dice che è riuscita a cavarsela nascondendosi e facendo qualche ardita sortita verso le cucine per recuperare un po’ di cibo e bevande.
Ci chiede insistentemente se sappiamo qualcosa del padrone, ma noi le diciamo che oltre a un po’ di ausiliari là fuori e il giovane soldato imboscato, non abbiamo incontrato nessuno. Llew le dice di barricarsi in camera e le consegna una delle sue armi magiche con cui bloccare la porta.
Proseguendo l’esplorazione, ci imbattiamo in altri due abomini: durante lo scontro dal soffitto scende giù una pozza di icore nera che si anima e inizia anch’essa ad attaccarci! Comunque siamo i protagonisti e abbiamo la meglio.
Scopriamo che una delle stanze era stata requisita dal Siniscalco: troviamo molti suoi appunti, ma purtroppo buona parte sono presi in Abissale e quindi al momento illeggibili. La parte in Infernale, più che gli esperimenti stregoneschi, riguarda gli aspetti concreti: scopriamo che si aspetta di trovare delle rarità da bibliofilo nella biblioteca dei Senzasperanza, ma non certo quello che ha poi trovato: Grandi Antichi; idoli immondi nascosti sotto le effigi dei Principi dell’Inframondo; magie sconosciute e storie dimenticate. Leggiamo che è stato il Siniscalco a dare ordine di scavare sotto il castello, alla ricerca dell’origine delle voci e dei sogni che lo perseguitavano quand’era nel castello.
Per il momento ci sembra che basti, quindi decidiamo di tornare nella stanza in cui è barricata Lucilla e di concederci qualche minuto per tirare il fiato: riposo breve. Inizieremo da qui la prossima sessione.
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